Biografia
Un’opera d’arte esiste ancor prima che l’artista ne imprima la forma nella materia
obbedendo alle leggi dell’equilibrio e dell’armonia. È essa stessa che si fa strada, dal sogno alla
realtà, a partire da una scintilla, da un’intuizione, da un lampo nella mente del creatore, da cui si
innesca un processo continuo che donerà un corpo all’idea.
È ciò che è avvenuto a Nicolò Zarcone, giovane visionario, padre e creatore del progetto
Rebis, appassionato e collezionista di bottiglie di Gin. Durante la degustazione di un Gin, il lampo,
la visione, il concepimento di un’idea che nel tempo prende forma, sapore, storia, vita.
Il progetto Rebis Gin cresce e si compone nel giro di appena due anni come un puzzle in cui
ogni “pezzo”, nel tempo, trova la sua collocazione perfetta, fino alla composizione di un disegno
armonico, grande, magico. “L’uomo audace ha in sé del genio”, afferma Goethe, e nell’istante in
cui egli ha il coraggio di agire, di innescare la scintilla, ogni cosa, a cascata, si muove in suo favore:
ogni situazione, ogni incontro è un sentiero che si apre.
Nel 2021 Nicolò Zarcone si mette alla ricerca di una distilleria in cui ogni sfumatura del suo
progetto potesse prendere forma, di qui l’incontro casuale con il Master Distiller Alex, di Distilleria
Mezzanotte: una telefonata facile, leggera, l’intesa tra i due è immediata, la loro collaborazione ne è
la naturale conseguenza.
Come alchimisti si lanciano con passione nella creazione dei primi distillati, intrecciando e
sperimentando sapori, botaniche, odori. Il processo nelle prime fasi ha necessità di vestirsi di
pazienza poiché i tentativi di distillazione vengono effettuati anche sfruttando i fiori stagionali, per
esempio quello di zagara di arancia, figlio del mese di maggio. Quando un giorno, tra un gruppo di
bottiglie, figlie di alcuni tentativi, è un liquido in particolare che colpisce il loro palato: è a questo
punto che il gin pensato, immaginato e sognato comincia ad avere la sua identità.
È qui che entra in scena Gianfranco Sciacca, il noto barman bagherese, altro protagonista del
progetto Rebis. Assaggiatore critico e competente, con una fama che lo precede: il suo parere è
decisivo, è un portone che una volta aperto, può disegnare per il Gin un nuovo tratto del suo
percorso. L’esito è più che positivo: Gianfranco Sciacca diventa un grande sostenitore del progetto,
si cimenta nella verifica di alcune miscele, nelle quali il gin si rivela ottimo da bere in purezza ma
anche adatto ad ogni abbinamento.
Una volta che il Gin è stato dato alla luce, ciò che serve è un nome. In un primo momento
Nicolò si mette alla ricerca di un nome che desse al gin una identità tutta palermitana. Tra le
etimologie legate al nome della città di Palermo non trova però qualcosa che non fosse già stato
detto o scritto, perciò la sua ricerca si orienta verso un mondo di cui avverte il fascino, ossia il
mondo dell’alchimia, dell’esoterismo, del mistero. È la stessa storia del gin che suggerisce questa
strada: i primi a creare il gin sono infatti alchimisti, i quali usano il liquido per scopi terapeutici,
nella cura di malattie e patologie. Viene così concepita l’idea del nome “Rebis” (da Res Bis, La
cosa doppia), termine che gli alchimisti usavano per fare riferimento al mistero della duplicità che
governa il mondo: in essa coesistono, in perfetta armonia ed equilibrio, i due contrari, maschile e
femminile, e per questo è principio e modello base del cosmo, quindi di tutte le polarità. La forma
della bottiglia stessa richiama l’antico contesto degli alchimisti con una forma nota col nome di
“antica farmacia”.
Non resta che narrare la storia dell’abito di Rebis Gin, ossia dell’etichetta. L’idea della
stessa nasce contemporaneamente all’idea della produzione del gin, quindi ancor prima
dell’incontro col master distiller. L’etichetta ha una storia particolare, è essa stessa un viaggio, un
concetto, un linguaggio simbolico, meglio ancora un’opera d’arte. Anche nel caso dell’abito di
Rebis l’intenzione è quella di conferirgli un’identità genuinamente palermitana, che richiami una
Palermo dal volto misterioso che si muove tra un chiaroscuro di tradizioni e novità.
È Alessia Teresi, industrial designer focalizzata su graphic e interior design, che coglie e
interpreta l’idea del padre di Rebis Gin, creando un’etichetta unica nella storia della sua
composizione e nell’estetica. La grafica riprende le geometrie e le macro-linee casuali del mosaico
con uno stile minimal ed essenziale, svecchiato dai colori accesi che spiccano sullo sfondo nero
dell’etichetta.
Oggi Rebis Gin è un progetto in evoluzione, un’opera che si arricchisce e si reinventa. Nel
depliant è già possibile scorgere una nuova bottiglia con una nuova etichetta in cui capeggia
l’immagine di un centauro, tratto anch’esso dalla fascia musiva della camera di Ruggero e
l’immagine della luna che rimanda ad un contesto notturno ancora tutto da scoprire